... perché Toniolo - non mi pare siano possibili troppi dubbi - vive in presa diretta con il marasma del mondo: ha un bel darsi da fare, con il suo mestiere testardo e ormai maturo, con il suo istinto degli spazi giusti e del colore gustoso, del segno categorico e della materia preziosa, a mettere ordine e grazia nell'esperienza che fa della vita. Quella che gli scoppia tra le mani, è la frenesia di un uomo affamato e innamorato, e i pezzi andiamo a raccoglierli sulle sue tele e sulle sue carte, che in ogni caso conservano il sapore delle cose vere e genuine, come le pagine del diario di un uomo - se Dio vuole - una volta tanto, vivo sul serio.
Toniolo è un uomo profondamente attaccato alla sua terra: da anni addirittura, ci ha confidato lo stesso artista, vive quasi segregato a Giubiasco, lavorando ininterrottamente, senza sosta alcuna. E tuttavia egli non è, né in senso provinciale, né in senso universale, un cantore della sua terra, attraverso Io strumento espressivo visivo. Non è cioè artista di radice naturalistica, sia pure nelle declinazioni moderne, teorizzate da quel grande e rimpianto critico che è stato Francesco Arcangeli. La pittura di Toniolo è più altamente espressionista e i suoi colori hanno valenze più psicologiche che naturali: in alcune opere ci fanno pensare a Ensor, a Munch, a questi maestri nordici...
... dal protocollo figurativo ed espressionista, il lavoro di Ennio Toniolo si è spostato verso il campo informale, il nuovo informale come da più parti si va oramai sostenendo. Un segno, un dato storico di conferma, una sensibilità accesa verso quella ricerca che lo porta ormai da anni a una movibilità inquieta, esaltante, di coscienza ribelle...
Ennio Toniolo ci mostra, andando oltre il limite, la volontà coraggiosa di “leggere” con lo strumento del pennello le note musicali, di trasportarle, colorificarle, dallo spirito alla tela, e questo senza far perdere loro il fascino sonoro, la non tangibilità, mantenendo intatta la loro sottile percezione.